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Dal Colle risposta senza ambiguitá

Ancora una volta costretto a salvare capra e cavoli, ovvero Berlusconi e le larghe intese da lui stesso volute, il Presidente Napolitano ha dimostrato che cosa è in grado di fare una persona con la sua biografia e la sua cultura politica.

La capra Berlusconi si è costruita il suo destino e adesso è giusto che ne paghi le conseguenze. E’ persino “democratico” che chi ha usato il suo potere per favorire le sue attività economiche, qui sta l’essenza inconfutabile e irredimibile del conflitto di interessi, ne paghi, avendo violato la legge, il fio con l’esclusione dai pubblici uffici da lui subordinati agli affari privati.

Chi deve, in qualche modo, essere “salvato”, non in quanto persona, ma in quanto ruolo, è il capo dell’opposizione. Non è, per rimanere in metafora, una questione di lana caprina, ma attiene al buon funzionamento di un sistema politico democratico.

Non proprio per bontà sua e neppure per le sue più che dubbie capacità di governo, Berlusconi ha aggregato e dato fiato a forza ai conservatori italiani, non ai liberali tranne che a quelli che sono poco liberali e molto anti-“comunisti” e alla destra nelle sue più varie incarnazioni. Entrambi meritano rappresentanza, alcuni meriterebbero rappresentanza più adeguata. In mancanza di meglio, Berlusconi era diventato la loro icona, il loro eroe.

In tempi difficili, che non hanno soltanto radici lunghe, ma propaggini future indefinite, lasciare privi di rappresentanza molti ceti sociali, quasi un terzo dell’elettorato italiano, può piacere sia ai terribili semplificatori (la sinistra ipergiustizialista) sia a coloro che non sono riusciti a sconfiggere Berlusconi per via politica (ma ne hanno gradito eccome la sconfitta, doverosa, per via giudiziaria), ma squilibra il sistema.

Tuttavia, il compito della rappresentanza è politico e, Napolitano lo sottolinea, dovrà essere risolto dal PdL secondo modalità politiche. Non è soltanto alla divisione dei poteri che si é richiamato Napolitano quanto, maggiormente, alla sfera di autonomia del potere giudiziario, troppo spesso criticata dai berluscones che vorrebbero ridurre la magistratura ad una sorta di ufficio disbrigo pratiche purché le pratiche non siano quelle delle malefatte della politica. La magistratura è, nella autorevole valutazione del Presidente, il guardiano della legalità.

Premuto dal PdL e dai suoi organi di stampa, Napolitano, anche con un malcelato senso di fastidio, si è, dunque, pronunciato chiarissimamente. Le sentenze si rispettano accettandole e eseguendole nei tempi dati. Il resto, che in materia di processi pendenti per Berlusconi non é affatto terminato, si vedrà. Il Presidente Napolitano non promette nulla se non la rigorosa attuazione delle leggi vigenti. La sua nota è tutta improntata dalla preoccupazione che il governo continui nella sua indispensabile e improrogabile opera di risanamento, iniziata anche il contributo di Berlusconi in tale senso. Oltre non può andare.

Sono due gli elementi da sottolineare nella nota presidenziale. Il primo elemento é che Napolitano ha ritenuto che le pressioni anche eccessive del Popolo della Libertà meritassero una risposta puntuale, esauriente e tempestiva. Il secondo è che viene messo in evidenza che, al disopra del destino dei singoli protagonisti, persino dei più importanti e dei più influenti, sta la funzionalità e la vitalità del sistema politico.

Per la stragrande maggioranza dei cittadini democratici, l’interpretazione presidenziale è assolutamente soddisfacente e convincente. E’ opportuno che anche tutti coloro che da Berlusconi hanno avuto una personale gratificante agibilità politica, che le loro capacità da sole non avrebbero mai garantito, accettino la lezione presidenziale e si mettano a fare politica per costruire un partito rappresentativo dei loro ceti di riferimento, ma soprattutto per appoggiare un governo in grado di fare le riforme, non solo istituzionali e elettorali, ma soprattutto le riforme economiche e sociali che rendano la società più dinamica e più giusta.


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